I segreti di Vermilion Sands by J. G. Ballard

autore:J. G. Ballard [Ballard, J. G.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci
pubblicato: 2013-04-05T00:00:00+00:00

LA VENDETTA DELLA SCULTRICE

Titolo originale:

Venus Smile

(If, settembre 1967)

Appunti avviliti di un pomeriggio fulgido. Mentre ce ne andavamo in macchina, dopo l'inaugurazione, la mia segretaria disse: «Signor Hamilton, immagino si renda conto di aver fatto la figura dello stupido.»

«Non faccia l'indignata,» le dissi. «Come potevo sapere che Lorraine Drexel avrebbe realizzato una cosa del genere?»

«Cinquemila dollari,» fece lei, pensierosa. «Non è altro che vecchia ferraglia. E il rumore! Non aveva guardato i suoi disegni? Che ci sta a fare la Commissione delle Belle Arti?»

Le mie segretarie mi hanno sempre parlato così, e in quel momento ne capivo il perché. Fermai la macchina sotto gli alberi in fondo alla piazza e mi voltai a guardare. Le sedie erano state portate via e già una piccola folla s'era raccolta attorno alla statua, e l'osservava incuriosita. Un paio di turisti prendeva a pugni uno dei supporti, e l'esile scheletro metallico stava fremendo debolmente. Nonostante questo, dalla statua emanava un gemito monotono e acuto nell'aria dolce del mattino, facendo digrignare i denti ai passanti.

«Raymond Mayo la farà smantellare questo pomeriggio,» dissi. «Se la statua non sarà già crollata da sola. Chissà dov'è Miss Drexel?»

«Non si preoccupi, non la rivedrà più a Vermilion Sands. Scommetto che a quest'ora è già quasi arrivata a Red Beach.»

Battei una mano sulla spalla di Carol.

«Si calmi. Era molto bella, nel suo abito nuovo. Probabilmente i Medici provavano lo stesso per Michelangelo. Chi siamo noi, per poter giudicare?»

«Lei può farlo,» ribatté Carol. «Lei faceva parte della commissione, no?»

«Mia cara,» spiegai, paziente, «La scultura sonica è di gran moda. Lei sta cercando di combattere una battaglia che il pubblico ha perduto trent'anni fa.»

Ritornammo al mio ufficio in un silenzio teso. Carol era irritata perché era stata costretta a sedermi accanto, sul palco, quando il pubblico aveva incominciato a fischiare il mio discorso inaugurale: comunque, la mattinata era stata un disastro sotto ogni punto di vista. Ciò che poteva essere perfettamente accettabile all'Expo '80 o alla Biennale di Venezia era troppo azzardato a Vermilion Sands.

Quando avevamo deciso di commissionare una scultura sonora per la piazza centrale, Raymond Mayo ed io avevamo concordemente stabilito di affidare l'incarico ad un artista locale. A Vermilion Sands c'erano dozzine di scultori professionisti, ma soltanto tre si erano degnati di presentarsi alla commissione. I primi due erano grossi uomini barbuti dai pugni enormi e dai progetti impossibili: uno voleva realizzare un pilone d'alluminio vibrante alto trenta metri, l'altro un immenso, tonante gruppo di famiglia, che richiedeva oltre quindici tonnellate di basalto montate su una megalitica piramide a gradini. Avevamo impiegato un'ora per liberarci di ognuno dei due.

Il terzo artista era una donna: Lorraine Drexel. L'elegante, aristocratica creatura dal cappello bizzarro e gli occhi simili a orchidee nere, era stata modella e amica intima di Giacometti e di John Cage. Abbigliata di un abito di crespo di Cina azzurro ornato di serpenti di pizzo e di altri emblemi dell'art nouveau, sedeva davanti a noi come una Salome fuggita dal mondo di Aubrey Beardsley. I suoi occhi immensi ci guardavano

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